Messa Crismale. Ricchiuti: siamo popolo di Dio nelle vene della storia.

“POPOLO REGALE, ASSEMBLEA SANTA,
STIRPE SACERDOTALE…”
Omelia per la Messa Crismale
Concattedrale di Acquaviva delle Fonti
Mercoledì Santo, 17 aprile 2019

Sorelle e fratelli carissimi,

1. Benvenuti, in questa Concattedrale di Acquaviva delle Fonti, alla gioiosa e suggestiva liturgia della Messa Crismale, che – nella Concelebrazione Eucaristica e nella benedizione e consacrazione degli Oli Santi – ci farà vivere, ancora una volta, la straordinaria esperienza di Popolo di Dio, convocato per “cantare al Suo Signore”!
Come Vescovo, padre e fratello vostro, idealmente saluto e abbraccio tutti e ciascuno di voi: Presbiteri (diocesani e religiosi), Diaconi, Seminaristi, Religiose, Consacrate, Operatori pastorali e fedeli delle Comunità parrocchiali, delle Associazioni e dei Movimenti ecclesiali di questa nostra amata Chiesa diocesana.
Il nostro saluto e abbraccio va anche ai Presbiteri che non sono presenti per  motivi di salute e a quanti – penso soprattutto agli anziani e agli ammalati – stanno seguendo questa celebrazione attraverso l’emittente televisiva TELEMAJG, che ringrazio vivamente per la disponibilità dimostrata. Un pensiero, che si fa preghiera, va ai Presbiteri che sono ritornati alla casa del Padre in questo anno: Don Nicola Nardulli, S.E. Mons. Michele Castoro, Mons. Giuseppe Lofrese, Mons. Venturo Lorusso, P. Dario Sivieri, cmf, Mons. Diego Carlucci e Don Domenico Serini.

2. Sono risuonati, in questa nostra assemblea liturgica, i bellissimi brani biblici della Messa Crismale e anche noi, come avvenne nella sinagoga di Nazareth, abbiamo messo i nostri occhi su Gesù, per ascoltarLo: Lui che – ieri come oggi – desidera parlare al nostro cuore e al cuore della Chiesa.
Noi abbiamo la grazia di contemplarLo nello splendore di Messia e Signore e nella luminosità di “unto” dal Padre con lo Spirito Santo: in questa luce meravigliosa, il nostro stupore e la nostra invocazione di poter partecipare alla Sua consacrazione ed essere mandati nel mondo, per testimoniare che solo in Lui c’è salvezza!
Sì, siamo il Popolo di Dio che, come un fiume gonfio di acqua, deve scorrere, benefico e tumultuoso, nelle vene della storia, per poi risalire verso l’alto, per sfociare, alla fine dei tempi, nell’oceano immenso, sconfinato ed eterno dell’amore di Dio. Un popolo chiamato ad essere “regale, profetico e sacerdotale”, ad immagine di Gesù Cristo Re, Profeta e Sacerdote, perché portatore della Sua “shalòm” e annunciatore di un amore che libera, di una vita offerta all’umanità nel segno – per noi incredibile e incomprensibile – della passione-morte-risurrezione; un amore che sconvolge e rivoluziona mentalità mondane, impregnate di potere, di egoismo e di violenza, per uno stile di vita nuovo, evangelico, desideroso solamente di servire, di prendersi cura del proprio fratello, per abbracciarlo e camminare insieme.
Siamo, prima di tutto, un Popolo di discepoli, che non si stancano di andare a scuola da Gesù; che in questa particolare scuola non conoscono giorni di vacanza, come purtroppo accade, perché innamorati e affascinati dalle parole che escono dalla Sua bocca, disponibili sempre a stare con Lui e intorno a Lui.
Discepoli che si lasciano ogni giorno purificare, docilmente disponibili a consentire una tale trasformazione, fino a poter affermare, con l’apostolo Paolo: “…non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2, 20)!
È il prodigio del Battesimo, la radice nostra comune, la vasca nel cui fondo abbiamo lasciato – per grazia di Cristo – la nostra sporcizia e da cui siamo riemersi come nuove creature. E, in questa nuova identità, insieme, nella varietà dei carismi e dei ministeri, dono dello Spirito Santo, desideriamo incamminarci lungo le strade della storia, per essere un Popolo di “discepoli-missionari”, ripartendo da quelle scelte preferenziali che dicono la fedeltà al Vangelo, Parola che chiede l’avventura della strada, e non le rassicuranti e autoreferenziali strutture – di pensiero, di contesti e di luoghi – ecclesiali.
È lungo la strada, infatti, e soprattutto ai suoi margini e alle sue periferie esistenziali e geografiche, che si incontrano i “poveri”, i “prigionieri”, i “ciechi” e gli “oppressi”, per dire e offrire loro “l’olio della consolazione e il vino della speranza”.
Tra qualche momento benedirò e consacrerò gli Oli, anche quest’anno frutto degli ulivi del “Miulli”, con il Crisma, arricchito del profumo di nardo e del bergamotto della diocesi di Locri-Gerace: saremo vero popolo di consacrati, solo se questo bel segno sacramentale del Battesimo, della Cresima, del Ministero Ordinato e dell’Unzione degli Infermi lascerà al nostro passaggio una scia profumata di vita autenticamente cristiana.

3. Ora, però, prima della benedizione degli Oli, gli occhi di questa nostra assemblea sono tutti su di voi, carissimi Presbiteri, diocesani e religiosi, che in questa Messa Crismale siete chiamati a rinnovare le promesse pronunciate, a suo tempo, con gioia, trepidazione ed entusiasmo, davanti al Vescovo ordinante e al popolo di Dio.
“Questa Messa Crismale, questo Giovedì Santo – scriveva San Paolo VI il 14 aprile 1957 – è il nostro giorno, come sapete. Se non lo commemoriamo noi sacerdoti, chi lo può più degnamente? E se non ci incontriamo in tal giorno, quale altro sarà più propizio? E se non ce lo diciamo scambievolmente, come ne avremo piena conoscenza?”.
Il nostro sguardo dice, innanzitutto, a ciascuno di voi un grande GRAZIE, per quello che siete e per quello che fate, per amore verso il Signore e per il servizio alla Chiesa.
Rinnovare quelle promesse significherà ancora una volta, nonostante tutto – difficoltà, dispiaceri, fallimenti pastorali e stanchezza – ringraziare il Signore, che vi ha chiamati a seguirLo per l’avventura della evangelizzazione, della celebrazione dei sacramenti e dell’essere uomini di Dio e uomini tra gli uomini; e ritrovare entusiasmo, giovinezza ministeriale, fiducia nella fraternità presbiterale, voglia pastorale di novità, di cambiamento e di creatività, per dar senso ogni giorno di più a quella possibile “trilocazione”, che vi pone davanti per guidare, in mezzo per condividere e alle spalle per vigilare sulle Comunità a voi affidate; affinché – per usare le parole del Prefazio dell’Ordine – scelti e costituiti dal Signore, continuiate a dispensare, con gioia e generosità, i santi misteri e a edificare la Chiesa, comunità della nuova alleanza, tempio della Sua lode.
Come vostro padre e fratello, vi invito ad essere miei “degni cooperatori”, come recita la Preghiera di Ordinazione Presbiterale, perché insieme possiamo guidare questa nostra Chiesa particolare, diventando sempre più “uomini di ascolto e di sinodalità”, senza cedere a forme antipatiche di clericalismo, ma facendoci amare da tutti. Perché, ne sono certo, noi siamo amati e benvoluti, ma siamo chiamati ad una esemplarità di vita, spesa davvero per Cristo e per la Chiesa: per questo, vi invito a saper leggere, anche nelle critiche o nelle mormorazioni nei nostri confronti, il desiderio dei nostri fedeli e di quanti ci conoscono di vedere in noi uomini liberi, poveri, trasparenti e infaticabili.
Da parte mia, colgo questo momento così particolare di comunione tra me e voi, per chiedervi scusa o perdono per qualche mia decisione o parola o comportamento, che abbiano potuto, in qualche modo, offendervi o rattristarvi.

4. Carissimi Presbiteri, stiamo attraversando tempi difficili, segnati dal dramma che, da qualche tempo, sta investendo la Comunità ecclesiale di tutto il mondo nello scandalo della pedofilia di molti preti e anche di vescovi:
raccogliendo l’accorato invito di Papa Francesco, parta questa sera, da questa nostra assemblea, la richiesta di perdono ai minori abusati e alle loro famiglie, insieme alla più ferma disapprovazione per questi inaccettabili comportamenti di tanti nostri Confratelli e ad un cammino di giustizia e di conversione.
Che l’olio, con il quale siamo stati unti il giorno dell’Ordinazione Presbiterale, torni a profumare il nostro quotidiano ministero presbiterale e lo renda davvero forte e luminoso, per non tradire il Signore, ma restare fedeli a quel “Sì, lo voglio”, pronunciato in un giorno che ha segnato in maniera irreversibile la nostra esistenza.
Coraggio, fratelli Presbiteri: ve lo dico, ve lo diciamo con tutto l’affetto possibile!

5. Sorelle e fratelli carissimi, riprendiamo la Celebrazione Eucaristica e sentiamoci davvero “discepoli-missionari”; camminiamo insieme, per  trasformare in senso missionario questa nostra amata diocesi, con tenacia, con audacia, con amore!
Domani sera, nell’intimità della Messa “nella Cena del Signore”,
riscopriamoci ancora una volta discepoli amati dal Signore, servi gli uni degli altri, creature nuove in Cristo Gesù.
Intercedano per noi e ci accompagnino con la loro protezione la Vergine Maria, Madre della Chiesa, e tutti i nostri Santi Patroni.
Amen! Così sia!

 Giovanni, Vescovo

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