Seconda domenica del tempo ordinario (anno C)

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2 Gennaio 2016
Messaggio dell’Arcivescovo per la Quaresima 2016
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Seconda domenica del tempo ordinario (anno C)

Seconda domenica del tempo ordinario (anno C) – 17 gennaio 2016

Mons. Venturino Lorusso, oblato benedettino

Chi è Gesù? Dalle festività concluse si apprende che è “il Salvatore del mondo”, detto dall’angelo ai pastori; è il “re dei giudei” cercato dai magi a Gerusalemme; l’“agnello di Dio” per il Battista al Giordano. Manca un tassello importante che la liturgia di questa domenica ci svela con l’immagine delle nozze: Gesù è sposo della Chiesa, perché unito indissolubilmente all’uomo con la sua incarnazione. È frequente nella Bibbia il ricorso alla festa di nozze per indicare l’intramontabile e forte amore di Dio per noi “nonostante il limite del nostro peccato” (MV.2).
Gesù paragonerà il Regno al banchetto nuziale: “Il regno dei cieli è simile ad un re, che fece una festa di nozze per suo figlio” (Mt.22,2). Gesù è lo “sposo” che rinnova l’alleanza tra Jhwh e il popolo. Il patto d’amore tra Dio e Israele trova compimento definitivo in Cristo. Paolo lo riferisce nel presentare l’unione tra uomo e donna: “… i due diventeranno una carne sola. Questo mistero è grande: io lo dico in riferimento a Cristo e alla sua Chiesa” (Ef.5,31s.).
Le letture bibliche di oggi hanno questo filo conduttore:
1. “Sarai chiamata mia Gioia e la tua terra Sposata”. Il conforto per un futuro nuovo nel rapporto tra Dio e il suo popolo è annunciato dal profeta. Dall’infedeltà della città “abbandonata” e “devastata”, alla fedeltà di Dio, il quale non è come l’uomo che difficilmente perdona o usa misericordia.: “Io agisco non per riguardo a voi, casa d’Israele, ma per amore del mio nome santo” (Ez.36,22). Egli è uno sposo fedele all’alleanza e la sua gioia è stare con il suo popolo. Sa trasformare la sciagura di Gerusalemme in giubilo, come “gioisce lo sposo per la sua sposa”. Il Papa ricorda che: “La misericordia rende la storia di Dio con Israele una storia di salvezza” (MV.7). È così si prefigurata l’unione sponsale del Messia.
2. “Il bene comune”. L’amore di Dio produce le condizioni per cui la diversità diventa ricchezza finalizzata al bene comune. Il dono, che lo sposo Gesù fa alla sua sposa, la Chiesa, è lo Spirito, che produce carismi, ministeri e attività per lo sviluppo del corpo di cui è il Capo. Queste funzioni servono ad edificare una comunione di vita a servizio dell’umanità intera. La vitalità dei carismi cresce nell’abbraccio della misericordia di una comunità fraterna. Il cristiano, isolato in se stesso, non porta frutto e rattrista lo Spirito (cfr. Ef.4,30).
3. “Qualsiasi cosa vi dica, fatela”. A Cana Gesù non solo partecipò a quel matrimonio, ma “salvò la festa” con il miracolo del vino! Dunque, il primo dei suoi segni prodigiosi, con cui Egli rivela la sua gloria, lo compì nel contesto di un matrimonio, e fu un gesto di grande affetto per quella famiglia nascente. Questo ci fa ricordare il libro della Genesi, quando Dio finisce l’opera della creazione e fa il suo capolavoro; il capolavoro è l’uomo e la donna. E qui Gesù incomincia proprio i suoi miracoli con questo capolavoro, in un matrimonio, in una festa di nozze di un uomo e una donna. Così Gesù ci insegna che il capolavoro della società è la famiglia: l’uomo e la donna che si amano! Non ha trovato in natura altro simbolo del suo amore per noi fuori del vincolo nuziale.
Giovanni racconta la festa di nozze e il miracolo operato da Gesù come “l’inizio dei segni”. Ogni elemento dell’episodio, avvenuto in quel piccolo villaggio, è carico di simbolismo. È interessante farne qualche esempio.
Maria diventa figura della Chiesa, la quale deve essere attenta alle necessità dei suoi figli, ancor prima che chiedano aiuto. Gesù con i suoi discepoli in comunione tra loro costituisce il primo nucleo del nuovo popolo di Dio. Il vino è un elemento costitutivo in una festa, e il cambiare l’acqua in vino allude alla gioia e pienezza messianica, inizio cioè del Regno di Dio. La sovrabbondanza caratterizza il richiamo al tempo escatologico come profetizzava Amos: “Le montagne faranno colare il succo d’uva, tutte le colline lo faranno scorrere a ruscelli” (9,13). I servi richiamano i fedeli, che obbediscono. Il maestro di tavola, ignaro della trasformazione dell’acqua in vino, esalta la qualità del vino e deplora lo sposo. Qui è la chiave per comprendere che il compito dello sposo lo ha assunto Cristo, il vero sposo in riferimento anche alla sua “ora”, quando darà la vita per la Chiesa, sua sposa.

La Parola di Dio è occasione per rafforzare la nostra fede, perché veniamo a comprendere che:
1. le prove della vita non fermano l’amore di Dio;
2. Maria indica alla Chiesa la strada per amare il prossimo;
3. il banchetto eucaristico è “segno” dell’incontro di gioia sponsale.

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