Covertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!

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Covertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!

 Covertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!

 

Commento di Filippo Piccininni

Is 11,1-10, Sal 71, Rm 15,4-9, Mt 3,1-12

 

In questo tempo di Avvento, che ci prepara a vivere il mistero del Natale, l’intima certezza che sta per arrivare il “Dio con noi” ci pone in un atteggiamento di attesa, un vivere un dinamismo interiore, un ansia gioiosa che ci spinge ad andargli incontro, a tenerci pronti, vigilanti. Ed è proprio in questa seconda domenica di avvento che la liturgia della parola desta i nostri sensi con la predicazione di Giovanni il Battista. «Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!» (Mt 3,3), ed è proprio la voce di quest’uomo, che risuonando nel deserto della Giudea, richiama tutti noi alla “Conversione” e nello stesso tempo annuncia l’evento che rende possibile tale trasformazione interiore e cioè «Il regno dei cieli è vicino» (Mt 3,2); Giovanni il Battista così facendo annuncia a noi quella certezza incrollabile che Dio vuole e desidera incontrare l’uomo, abitarlo, ma per fare ciò ha bisogno di operare in esso, riempirlo con la sua grazia tagliando alla radice tutti i mali: il peccato, le inimicizie, gli egoismi. Ecco perché il Battesimo per immersione nel Giordano appare come segno visibile  della volontà sincera dell’uomo di accogliere questa vicinanza di Dio. L’uomo in questo tempo è chiamato a spogliarsi dell’ipocrisia; non a caso Giovanni definisce i farisei e i sadducei «Razza di vipere!». Pretendendo il battesimo, loro pensano di barare con Dio, facendo affidamento  su una giustizia  che deriverebbe dalla semplice appartenenza al popolo ebraico, solo perché dicono: «Abbiamo Abramo per padre» e non  perché consapevoli della loro insufficienza, con sincera volontà, si rendono disponibili ad accogliere il Signore che viene.

Giovanni il battista ci aiuta a comprendere come l’uomo non ha bisogno di nascondere il male che porta in sé, ma al contrario siamo chiamati ad offrirlo con la nostra disponibilità a lasciarci trasformare dalla grazia di Dio.

Isaia nella prima lettura ci mostra Dio che ha il coraggio e la volontà di ripartire da un singolo germoglio, che spunta dal tronco di Iesse, un dio che mantiene la fedeltà  alle sue promesse e che sceglie di ripartire da capo. Il Nuovo Testamento, ma lo stesso mistero del Natale, ci mostra come Dio sceglie di ripartire rivelandosi nel bambino di Betlemme. Nel corso della lettura si descrive l’equipaggiamento di questo “germoglio di Iesse”: fondamentalmente si afferma che egli sarà dotato stabilmente dello Spirito del Signore con i suoi doni – sapienza, intelligenza, consiglio, fortezza, conoscenza, timor di Dio.

Giovanni il battista annuncia che « colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.»; Isaia pone il vertice della sua profezia nella promessa che il “germoglio di Iesse” ricolmo dello Spirito del Signore effonderà il dono della sapienza sul mondo intero, «la conoscenza del Signore riempirà la terra» (Is 11,9).

Paolo, infine, ci invita a tenere «viva la speranza» (Rm 15,4), ci invita a credere fermamente in Dio che è fedele, e lo fa ponendo la nostra attenzione sull’esempio di Cristo: principio ispiratore della sua vita, colui che è fedele fino alla morte per rivelarci il volto misericordioso di Dio Padre.

Attendiamo allora con fiducia e soprattutto con disponibilità Gesù di Nazareth, colui che è colmo di Spirito Santo; prepariamoci ad accoglierlo come dono di grazia, sperando che venendo inseriti, avvolti, battezzati anche noi nel suo Spirito le nostre vie storte diventino strade diritte.

 

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