Mentre i nostri studenti, dalla scuola elementare all’università, in questi giorni, gioiscono per la chiusura di un anno di studi o si misurano con gli esami di terza media o di maturità o universitari (a tutti e a ciascuno: AUGURI!), provo a stendere qualche riflessione sull’evento che ha visto la scuola italiana (si parla di circa trecentomila presenze, tra cui anche una rappresentanza delle scuole del territorio della diocesi di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti) il 10 maggio u.s., in Piazza San Pietro, incontrare Papa Francesco.
“Ma voi siete qui, noi siamo qui perché amiamo la scuola. E dico ‘noi’ perché io amo la scuola, l’ho amata da alunno, da studente e da insegnante. …Amo la scuola perché non si cresce da soli… Amo la scuola perché è sinonimo di apertura alla realtà. …è un luogo di incontro. …E poi amo la scuola perché ci educa al vero, al bene e al bello”.
Una ‘lezione’, quella del Santo Padre, davvero “magistrale”, rivolta ai piccoli e ai grandi, ai politici, ai dirigenti e agli insegnanti, al personale non docente, agli alunni e ai genitori, per una iniezione di fiducia e per un forte incoraggiamento alla scuola italiana attraversata da non pochi problemi di cui tutti sono a conoscenza.
Tanti sono gli indicatori, di contenuti e di strutture, che rendono visibile la civiltà di un paese e, tra questi, dopo la famiglia, prima cattedra di vita e di educazione, sicuramente viene la scuola per quelle dimensioni così semplicemente ed efficacemente messe in rilievo dal discorso del Papa.
Non possiamo certo dimenticare, al termine di questo anno scolastico, quante difficoltà e quante tensioni si frappongano al sereno e fecondo svolgimento di tutta l’attività scolastica: edifici bisognosi di urgenti interventi di manutenzione e di sicurezza, risorse finanziarie per la realizzazione dei vari progetti formativi, stabilizzazione e ricambio generazionale dei docenti, collaborazione e integrazione tra scuola statale e scuola paritaria.
Avvertiamo, però, tutti la necessità di un clima più sereno, di un reciproco riconoscimento del ruolo dei docenti e di quello dei genitori, di una istituzione scolastica che sappia prendere in mano quel compito educativo (“al vero, al bene e al bello”) e formativo nel preparare (“imparare ad imparare!”) le giovani generazioni ad entrare con competenza nei processi organizzativi e scientifici dell’Europa e del mondo.
Da vescovo, desidero esprimere gratitudine a tutti gli operatori scolastici, anche per quei momenti che, in questi miei primi mesi di servizio episcopale, mi hanno consentito di incontrare molti istituti e di vedere con i miei occhi l’entusiasmo e la fantasia degli alunni, la dedizione e la competenza dei docenti.
È vero, dunque, che anche la scuola “…è questione di cuore”, per parafrasare l’affermazione di San Giovanni Bosco a proposito dell’educazione, e che, soltanto ‘amandola’ da piccoli e da giovani, si avvertirà ogni giorno la gioia di andarci da adulti, la nostalgia di momenti e di volti, dei maestri e dei ‘compagni di scuola’, per una esperienza che segna profondamente la storia di ciascuno di noi.
Le vacanze scolastiche, per molti sono già iniziate, per altri verranno dopo le ‘fatiche e le emozioni’ degli esami: a tutti e a ciascuno desidero far pervenire i miei più cordiali auguri di una buona estate e di un periodo di riposo e di distensione per …ricominciare alla grande!
Faccio mio, a questo proposito, l’augurio di Papa Francesco in quel pomeriggio del 10 maggio u.s.: “Auguro a tutti voi, …una bella strada nella scuola, una strada che faccia crescere le tre lingue, che una persona matura deve sapere parlare: la lingua della mente, la lingua del cuore e la lingua delle mani. Ma, armoniosamente… Le tre lingue, armoniose e insieme!”.
Altamura, 15 giugno 2014, Solennità della SS. Trinità
+ Giovanni, vescovo
Articolo pubblicato in Comunità in cammino. Il Giornale delle Parrocchie di Altamura, Anno XII, N. 6 – Giugno/Luglio 2014, pp. 1-2.