Prima messa crismale per Mons. Russo: «Apriamo il nostro cuore ai misteri di Dio»

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GIUSEPPE RUSSO

VESCOVO DI

ALTAMURA-GRAVINA-ACQUAVIVA DELLE FONTI

OMELIA MESSA DEL CRISMA

Cattedrale di Santa Maria Assunta in Altamura 27 marzo 2024

 

 

Is 61, 1-3a.6a.8b-9;

Slm 88;

Ap 1, 5-8;

Lc 4,16-21.

 

 

Nella celebrazione odierna, cosiddetta Messa del Crisma, siamo posti dalla liturgia della parola e dal rito tutto come in una triplice tensione.

Anzitutto la tensione ‘irriducibile’ tra storia e mistero.

 

Da un lato l’elemento umano e storico della investitura messianica di Gesù, e della benedizione e dell’uso dell’olio e del crisma con riferimento sacramentale (Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione Lc 4,17); dall’altro lo sfondo quasi metafisico del compimento della storia in Gesù Cristo, per mezzo dello Spirito, attraverso l’azione sacramentale e sacerdotale della Chiesa (Ecco viene con le nubi e ogni uomo lo vedrà Ap 5,7).

 

In fondo si tratta della stessa polarità liturgica tra il rito in quanto tale e la sua dinamica simbolico-sacramentale.

Tale tema, che appartiene sia alla storia della liturgia che alla sacramentaria, investe tutti i credenti, ciascuno di noi, più ancora del rapporto e della tensione che sussiste tra fede e vissuto concreto.

Esso segna il primato della Grazia che irrompe nella storia orientandola e trasfigurandola, storia della quale tuttavia la Grazia non può fare a meno.

Questa tensione per così dire universale trova espressione mirabile nell’incarnazione di Gesù Cristo, uomo-Dio, Verbo del Padre sin dall’eternità, figlio di Maria nella storia degli uomini.

Egli è l’alfa e l’omega, ma è anche il nazareno, il figlio di un carpentiere, uno di noi.

 

In lui la storia volge a compimento, non nel senso della sua fine, ma della sua finalità, non sul piano del chronos, ma del significato ultimo e cosmico (Dice il Signore Dio: io sono l’Alfa e l’Omèga, Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente! Ap 1,8).

 

Altra tensione polare che caratterizza questa celebrazione è quella tra Cristo, lo Spirito e la Chiesa.

Non vi è dubbio che lo sfondo sia di tipo salvifico. La salvezza è operata da Cristo Gesù in obbedienza al Padre, per mezzo dello Spirito, a vantaggio di tutti coloro che l’accolgono.

Lo Spirito agisce efficacemente nel mistero dell’Incarnazione, interviene nell’azione salvifica di Cristo e anima la Chiesa nel suo essere sacramento di Cristo.

Come non c’è Incarnazione senza lo Spirito, così non c’è Chiesa senza lo Spirito. È lo Spirito che consacra il Messia, è lo Spirito che consacra e costituisce il popolo santo di Dio, che è popolo messianico, cioè popolo di sacerdoti, re e profeti (Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, ministri del nostro Dio sarete detti Is 61,6).

Il discepolo di Gesù, pertanto, non può non essere un ‘portato’ dallo Spirito, da lui ispirato, dalla sua forza sostenuto e incoraggiato. Tutti noi, tutto il popolo di Dio ha da riferirsi costantemente all’azione dello Spirito, spirito vivificante, spirito consolatore, spirito di verità.

 

Ancora una tensione caratterizza infine la nostra celebrazione: quella tra i presbiteri e la Chiesa.

Il ministero del presbitero è in funzione del popolo di Dio, in particolare del sacerdozio battesimale. È chiamato a dispensare i misteri di Dio, ad adempiere al ministero della parola di salvezza, nella forma di Cristo capo e pastore, ma anche di servo e fratello.

Per questo, il presbitero dovrà rinunziare a sé stesso ed essere intimamente unito al Signore Gesù.

Tuttavia, di fronte al mondo è la Chiesa tutta (sacerdozio ministeriale e sacerdozio battesimale) che deve porsi in atto di testimoniare ed annunciare il Vangelo di salvezza; è tutta la Chiesa ad essere investita della sacramentalità di Cristo; la Chiesa nel suo insieme e in ogni singolo suo membro è missionaria, chiamata a servire ogni uomo nella carità e nella verità.

 

Carissimi confratelli, carissime sorelle e carissimi fratelli tutti, lasciamoci raggiungere oggi dalla Grazia, da questo annuncio di salvezza, da questa parola di consolazione. Apriamo il nostro cuore alla bellezza e al fascino dei misteri di Dio. Mostriamoci profondamente grati a Cristo e alla sua Chiesa, per essere destinatari della loro azione pastorale. Accogliamo il dono dello Spirito lasciandoci portare dove vuole, con umile fiducia.

Maria, madre della Chiesa, ci accompagni e ci sostenga nel nostro peregrinare nella storia e nel nostro compito missionario. Ci aiuti a sentirci sempre a nostro agio nella Chiesa, nonostante gli errori di tutti, anche i nostri; i limiti di tutti, anche i nostri; i peccati di tutti, anche i nostri.

Ci regali l’ebbrezza di desiderare di essere puri e genuini dinanzi a suo Figlio e al cospetto dei nostri fratelli.

Siamo certi che Maria esaudirà le nostre attese.

 

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