Sorelle e fratelli carissimi, donne e uomini di buona volontà,
ovunque voi siate – in casa, in parrocchia, per strada, in ospedale, nelle case per
gli anziani o nei luoghi da voi abitualmente frequentati – desidero raggiungervi,
incontrarvi ed abbracciarvi come vostro fratello vescovo, per dirvi semplicemente,
in questi giorni di festa: Buon Natale!
Un augurio, credetemi, detto più con il cuore che con le labbra, perché il Natale è il cuore di Dio, che batte nel cuore del Bambino Gesù battiti di amore e di vita per noi, umanità viandante e in cammino nel tempo e nella storia. Un cammino che dovrebbe vederci avanzare insieme, ognuno con il proprio bastone da viaggio e lo zaino sulle spalle, ma con gli occhi attenti a chi ci precede e a chi ci segue, per dare o chiedere aiuto nei momenti più faticosi, e con le mani pronte a condividere il pane, per nutrirci e continuare così a camminare. In pace, in fraternità, in concordia!
So che mi direte: fratello vescovo Giovanni, ma stai sognando? Vuoi illuderci con queste parole? Piedi per terra, perché le cose non vanno così! No, amiche e amici carissimi: non sto sognando in pieno sonno, non mi sono addormentato! Vi sto solo raccontando che davvero il Natale del Signore, con quel suo “discendere” in mezzo a noi, con il suo camminare con noi, figlio e fratello nostro, ci assicura che con Lui, credendo in Lui, l’impossibile diventa prodigiosamente possibile!
Un mondo in cui ogni persona si senta a casa propria, ma senza impossessarsene; un cielo ed una terra in cui ogni creatura faccia festa per i doni ricevuti, ma senza appropriarsene egoisticamente; i popoli, le culture e le fedi per una “sinfonia delle differenze”, senza muri e senza fili spinati; una “politica nonviolenta”, come ha scritto Papa Francesco in occasione della 50 a Giornata Mondiale della Pace (1 gennaio 2017), che davvero, forgiando le spade in aratri e le lance in falci (cfr. Is 2, 4), impari a prendersi cura del bene comune, in favore dei deboli e dei poveri (17 milioni in Italia, numeri spaventosi nel mondo!). In questi giorni di festa e in questo augurio che vi sto scrivendo, mi piace pensare alla Chiesa, sorelle e fratelli, come battistrada in questo cammino, fatta di donne e di uomini, amici e discepoli del Signore, “irriducibili sognatori” di cieli nuovi e di terra nuova.
Una Chiesa che non conosca soste e pause di comodo lungo la strada, se non quella che la vede riunita per l’ascolto della Parola e per la frazione del pane, e che sappia poi riprendere con coraggio e audacia il difficile cammino nei sentieri del tempo, per andare così incontro al Signore.
La Natività del Signore è prima di tutto capacità di sgranare i nostri occhi, di aprire i nostri orecchi e di prorompere in grida di gioia davanti a Dio, che in Gesù Cristo si fa “Dio-con- noi”. Che bella e rassicurante compagnia! E allora, tutta la nostra vita cristiana diventa più semplice, più evangelica, senza andare in cerca né di emozioni passeggere (e nelle feste natalizie la commozione viene… facile!), né di quelle autogiustificazioni che ci rendono tristi e rassegnati. Con il Natale, al contrario, siamo chiamati a far “fiorire i deserti” che, ove non ci comportassimo da cristiani vigilanti e operosi, avanzerebbero indisturbati, non consentendo più né vita né speranza.
Facciamo, allora, zampillare sorgenti di amore, di carità, di accoglienza e di perdono!
Apriamo la porta e le finestre delle nostre case, perché entri aria fresca e rigenerante di rapporti e relazioni, capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange.
Rivestiamoci di simpatia e di amabilità, dando alla nostra esistenza uno stile di semplicità e di sobrietà.
Lasciamoci attrarre dagli occhi umanissimi del Figlio di Dio e torniamo alle cose di ogni giorno con fede più profonda, con amore verso questo mondo e con maggiore entusiasmo nell’essere annunciatori di buone notizie. Invochiamo da Dio fatto uomo il dono e la grazia di «dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1, 79).
E sarà ancora Natale! E saranno ancora giorni (il pensiero va al nuovo anno 2017, ormai alle porte), in cui cantare la splendida gloria di Dio nei cieli e lo struggente Suo amore per questa nostra umanità.
AUGURI, a tutti e a ciascuno, accompagnati da un grande abbraccio e da una particolare benedizione.
Altamura, 18 dicembre 2016, 4 a domenica di Avvento
Un augurio, credetemi, detto più con il cuore che con le labbra, perché il Natale è il cuore di Dio, che batte nel cuore del Bambino Gesù battiti di amore e di vita per noi, umanità viandante e in cammino nel tempo e nella storia. Un cammino che dovrebbe vederci avanzare insieme, ognuno con il proprio bastone da viaggio e lo zaino sulle spalle, ma con gli occhi attenti a chi ci precede e a chi ci segue, per dare o chiedere aiuto nei momenti più faticosi, e con le mani pronte a condividere il pane, per nutrirci e continuare così a camminare. In pace, in fraternità, in concordia!
So che mi direte: fratello vescovo Giovanni, ma stai sognando? Vuoi illuderci con queste parole? Piedi per terra, perché le cose non vanno così! No, amiche e amici carissimi: non sto sognando in pieno sonno, non mi sono addormentato! Vi sto solo raccontando che davvero il Natale del Signore, con quel suo “discendere” in mezzo a noi, con il suo camminare con noi, figlio e fratello nostro, ci assicura che con Lui, credendo in Lui, l’impossibile diventa prodigiosamente possibile!
Un mondo in cui ogni persona si senta a casa propria, ma senza impossessarsene; un cielo ed una terra in cui ogni creatura faccia festa per i doni ricevuti, ma senza appropriarsene egoisticamente; i popoli, le culture e le fedi per una “sinfonia delle differenze”, senza muri e senza fili spinati; una “politica nonviolenta”, come ha scritto Papa Francesco in occasione della 50 a Giornata Mondiale della Pace (1 gennaio 2017), che davvero, forgiando le spade in aratri e le lance in falci (cfr. Is 2, 4), impari a prendersi cura del bene comune, in favore dei deboli e dei poveri (17 milioni in Italia, numeri spaventosi nel mondo!). In questi giorni di festa e in questo augurio che vi sto scrivendo, mi piace pensare alla Chiesa, sorelle e fratelli, come battistrada in questo cammino, fatta di donne e di uomini, amici e discepoli del Signore, “irriducibili sognatori” di cieli nuovi e di terra nuova.
Una Chiesa che non conosca soste e pause di comodo lungo la strada, se non quella che la vede riunita per l’ascolto della Parola e per la frazione del pane, e che sappia poi riprendere con coraggio e audacia il difficile cammino nei sentieri del tempo, per andare così incontro al Signore.
La Natività del Signore è prima di tutto capacità di sgranare i nostri occhi, di aprire i nostri orecchi e di prorompere in grida di gioia davanti a Dio, che in Gesù Cristo si fa “Dio-con- noi”. Che bella e rassicurante compagnia! E allora, tutta la nostra vita cristiana diventa più semplice, più evangelica, senza andare in cerca né di emozioni passeggere (e nelle feste natalizie la commozione viene… facile!), né di quelle autogiustificazioni che ci rendono tristi e rassegnati. Con il Natale, al contrario, siamo chiamati a far “fiorire i deserti” che, ove non ci comportassimo da cristiani vigilanti e operosi, avanzerebbero indisturbati, non consentendo più né vita né speranza.
Facciamo, allora, zampillare sorgenti di amore, di carità, di accoglienza e di perdono!
Apriamo la porta e le finestre delle nostre case, perché entri aria fresca e rigenerante di rapporti e relazioni, capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange.
Rivestiamoci di simpatia e di amabilità, dando alla nostra esistenza uno stile di semplicità e di sobrietà.
Lasciamoci attrarre dagli occhi umanissimi del Figlio di Dio e torniamo alle cose di ogni giorno con fede più profonda, con amore verso questo mondo e con maggiore entusiasmo nell’essere annunciatori di buone notizie. Invochiamo da Dio fatto uomo il dono e la grazia di «dirigere i nostri passi sulla via della pace» (Lc 1, 79).
E sarà ancora Natale! E saranno ancora giorni (il pensiero va al nuovo anno 2017, ormai alle porte), in cui cantare la splendida gloria di Dio nei cieli e lo struggente Suo amore per questa nostra umanità.
AUGURI, a tutti e a ciascuno, accompagnati da un grande abbraccio e da una particolare benedizione.
Altamura, 18 dicembre 2016, 4 a domenica di Avvento
Vostro
Giovanni, vescovo
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