Giornata Mondiale delle claustrali. La testimonianza di Suor Chiaraluce, clarissa del Monastero S. Chiara

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Quest’oggi, Sabato 21 novembre, nella memoria della presentazione della Beata Vergine Maria al tempio, ricorre la Giornata Pro orantibus conosciuta anche come Giornata di preghiera per le Claustrali, istituita da Pio  XII  nel  1953 perché nell’offerta totale di Maria a Dio si riconosce l’ideale della vita consacrata e contemplativa. In questo giorno tutta la Chiesa viene invitata a pregare per le religiose di clausura, cioè per coloro che hanno dedicato, come Maria, la loro vita alla lode di Dio e all’intercessione per tutti gli uomini.

Per l’occasione, abbiamo raccolto la meravigliosa testimonianza di Suor Chiaraluce Noviello, clarissa del Monastero Santa Chiara di Altamura.

 

Quando san Paolo dice “la vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio”, parla della vita cristiana in generale e indica un’esistenza immersa in Lui per mezzo del battesimo e condotta nell’umile ferialità del quotidiano. Ma cosa vuol dire per voi, concretamente, lasciarsi “lievitare di Vangelo”?

 «La nostra vita è radicata nel Battesimo, che ci ha reso nuove creature (2 Cor 5,17). Essa, attraverso i consigli evangelici di obbedienza, povertà e castità,  è <<un segno che può e deve attirare tutti i membri della Chiesa>>(LG 44), perché manifesta e aiuta a comprendere l’intima natura della vocazione cristiana.  Il terreno della nostra missione è la vita quotidiana, con i suoi impegni ordinari e semplici, che acquistano un significato straordinario nella comunione con Dio. La preghiera scandisce e santifica tutte le ore del giorno ed è prolungata nel lavoro e nella vita fraterna. La nostra giornata è vissuta in un clima di raccoglimento. La clausura, infatti, è un mezzo che consente di custodire il silenzio, che non è semplice assenza di parole: se abitato dallo Spirito e illuminato dalla Parola di Dio, esso favorisce un’apertura all’ascolto e quindi alla relazione col “Tu” di Dio. Nel silenzio noi fissiamo lo sguardo del nostro cuore sul mistero di Cristo, e lasciamo che esso si rifletta nella nostra vita, la abiti e la modelli».

 

Avete deciso di mettere Dio al centro della vostra vita, lasciandovi portare dove lui vorrà, avete deciso di  guardare oltre gli spazi angusti dell’io del quale ognuno di noi è prigioniero. Che significato ha per ciascuna di voi, in particolar modo in un periodo così complesso dettato dalla pandemia da Covid19, il termine “libertà”?

«La questione relativa alla libertà è sempre stata molto sentita e lo è ancor più in un periodo come quello che stiamo vivendo. In genere la libertà è intesa come la possibilità di agire in modo autonomo, senza limiti, obblighi, impegni o legami…  Noi riteniamo che la libertà senza la verità sia un’illusione. La libertà, infatti, non consiste nel fare ciò che si vuole, ma nel riconoscersi figli di Dio, perché non può esserci pienezza di libertà e quindi di vita lontano da colui che è la stessa Vita. L’evangelista Giovanni, riportando le parole di Gesù quando parla ai Giudei che avevano creduto in lui, scrive: <<Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi>> (Gv 8,32). Gesù Cristo è la Verità. È Lui la porta di accesso alla libertà vera e duratura (cfr. Gv 8,36; Gal 5,1). Lui è colui che, precedendoci nel cammino, spiana le asperità del terreno, spezza le porte di bronzo, rompe le spranghe di ferro (cfr. Is 45,2). Libertà è apertura alla relazione col Signore. Questa relazione può spalancare uno spiraglio verso le profondità di noi stessi,  la nostra interiorità. In questa dimensione Cristo ci rivela il mistero del Padre e del suo amore, <<svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione» (Gaudium et Spes 22). La libertà dei figli di Dio può essere vissuta in tutti gli stati di vita, facendo della propria esistenza un dono d’amore. Riteniamo, infatti, che non vi sia una forma più grande di prigionia dell’individualismo. Chi si chiude all’altro e non è capace di andare al di là dei propri bisogni, è prigioniero di se stesso e rischia una vita mediocre e insipida. Chi, al contrario, decide di compiere un esodo da se stesso e di servire Dio in chi gli sta vicino (cfr. Mt 25, 31ss.), sull’esempio di Gesù, venuto <<per servire e dare la sua vita in riscatto per molti>> (Mt 20, 28), questi troverà la vera libertà. E’ il cammino di una vita».

 

(Articolo e intervista a cura di Michele Laddaga)

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